martedì 12 febbraio 2008

Silvio Berlusconi incontra i Circoli della Libertà a Milano

In questo video potete ascoltare i passi salienti del suo discorso.


1 commento:

Alessandro Ante ha detto...

Il 9 febbraio i Circoli della Libertà hanno "incontrato" Silvio Berlusconi a Milano il quale ha dato inizio alla campagna elettorale. Leggo in alcuni NG le solite contestazioni rivolte all'ex Presidente del Consiglio, rivolte dai soliti noti ed agguerriti, conflitto d'interessi, leggi ad personam, mafioso piduista e quant'altro. Questo per onor di cronaca ma tralascerei l'aspetto folkloristico dettato dall'appartenenza politica e da una caratterizzante mancanza di rispetto.
Ricordo come se fosse ieri quando "mani pulite" spazzò via un'intera classe politica. Rammento anche come curiosamente ci si concentrasse solo in un'unica direzione dato che nel momento in cui si iniziò ad indagare sulle tangenti rosse (PCI-PDS) ci fu una sotterranea mobilitazione che evitò l'aggravarsi di queste posizioni processuali.
Dico questo perché spesso è nella storia che troviamo le risposte al presente e solo in questa attenta lettura possiamo mantenere quell'imparzialità tipica delle menti libere da qualsiasi condizionamento di parte.

Ma tornando al 9 febbraio, quando siamo entrati al Teatro Nuovo di Milano si respirava un'aria mista tra la tensione accumulata per la lunga attesa vissuta prima di entrare e l'euforia di essere li quel giorno. Ci accomodiamo ed a quel punto colgo l'occasione per parlare con chi ho nella fila posteriore. Una signora delusa ed arrabbiata per come la classe politica non abbia saputo dare risposte ai problemi di chi come lei percepisce 700 euro di pensione al mese, mi chiede se sono uno "del partito"... malgrado la mia faccia! Per quanto le dica di no, lei decide di volersi comunque offrire gratuitamente in qualità di consulente, come interprete dei problemi della gente vera, intendendo quella che la politica la subisce.
Mah... i pensionati non erano di sinistra?

Al mio fianco una distinta signora, che quando sul videowall si proietta l'intervista di un giovane e sicuro 44enne, non resiste alla tentazione di confidare alle 5 file anteriori e posteriori: "E' MIO FIGLIO QUELLO!!", ed alzandosi in piedi lo applaude con l'orgoglio ed il trasporto di una mamma in adorazione, anzi, di una mamma italiana in adorazione. Mi racconterà in seguito, questa volta in via confidenziale, che suo figlio è un consigliere comunale di Domodossola, un idealista, uno che non si è mai fatto comprare politicamente è crede fermamente in Berlusconi ritenendolo un esempio da seguire. Idealista? Berlusconi? Ma come potrebbe essere che un "poco di buono" come lui possa rappresentare alti ideali? Che ci sia qualcuno che si sbaglia?

Non intendo entrare nel merito di quanto detto sia da Vittoria Brambilla che da Silvio Berlusconi, perché per tendenza personale cerco sempre di guardare dietro la facciata. La sensazione è che Berlusconi voglia lasciare di se nella storia la nota più positiva che questo paese abbia ma udito. Lui sa, o ritiene di sapere, dove l'Italia può arrivare, ma per farlo deve inevitabilmente sbarazzarsi di quell'accondiscendenza politica, con ferma pacatezza, che sino ad oggi gli ha permesso di essere eletto, ma non di governare. Il voto di aprile potrebbe rappresentare "la svolta", anche se la congiuntura economica che si profila legata ai problemi già noti, non renderà le cose facili.

Il popolo oggi ha bisogno di sognare un mondo migliore ma soprattutto di vedere che inizia a concretizzarsi, non di freddi e distaccati ragionieri che non sono in grado di diffondere la speranza quanto di arrogarsi il diritto di accusare di "bamboccismo" chi non percepisca 16.000 euro al mese, e con essi tutte le certezze che consentano di crearsi una vita indipendente. A Silvio Berlusconi contesterei, per ora, una sola cosa: la riconoscenza politica andrebbe concessa a chi abbia grandi meriti, non a chi faccia cadere i governi a corrente alternata, anche se il motto "il fine giustifica i mezzi", è ampiamente adottato anche nell'ordinario.

Senza la speranza, vedasi per inciso la legislatura appena sfumata, diventiamo degli automi alla mercé di una politica che non ci vede protagonisti ma comparse. Dall'alto della sua (pre)potenza lo Stato usa come una clava tutti gli strumenti vessatori a sua disposizione, non ammettendo ignoranza rispetto ad un sistema legislativo che talvolta nemmeno esperti avvocati hanno certezza di conoscere totalmente, il che rende inevitabilmente vulnerabili e ricattabili tutti noi.

Se questa classe politica avrà il grande merito di modificare questo stato di cose, forse, ma solo allora, potremo parlare di vera Libertà ed il popolo sarà disposto a riporre in essa una rinnovata fiducia, perché volenti o nolenti, solo la politica potrà mai essere lo strumento per dare le risposte che si attendono da troppi, troppi anni ormai.